(Immagine: Ylenia Arcelli, “Rousseau”, 2016)
Marzo
Da dove è tornata ora questa luce
e dall’orlo celeste del visibile
gemmano bocci foglie ovunque premono
– membrana d’aria e luce che palpita si lacera
per tutta
l’alta cupola del cielo
guscio d’uovo
si crepa e schiude
genera rigenera
[I versi delle Orfiche sono] compatti, unitari nei generi, un po’ segreti ma sempre sorprendenti oltre il vuoto delle righe. Come se le parole continuassero ad ardere per rimanere accese anche dopo… più lontano da ogni scatto procurato quando si apre o si richiude il corpo del libro.
Carlo Marcello CONTI – Campanotto Editore
Gentile Giovanna, le sue Orfiche hanno la consistenza della buona poesia. Mi piace soprattutto Marzo che ha echi dello Zanzotto della prima maniera. Dickinson però è il suo grande amore. Con mille auguri
Antonio MOTTA – Centro Documentazione Leonardo Sciascia/Archivio del Novecento
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